domenica 21 aprile 2013

 Bayer: curare i ricchi uccidendo i poveri
Utilizzare cavie umane per gli esperimenti non è mai stato così conveniente

Per chi non si aspettasse che anche le industrie farmaceutiche siano coinvolte in turpi crimini, simili a quelli già citati per le altre multinazionali, allora quello che stiamo per riportare vi lascerà probabilmente sconvolti. Infatti una delle più potenti case farmaceutiche, la Bayer, è stata imputata più volte, tra le tante nefandezze, di condurre veri e propri esperimenti su cavie umane, testando farmaci e terapie direttamente su malati o poveri. Come potete vedere qui la situazione diventa decisamente drammatica. 

BAYER AG, fondata in Germania nel 1863 da Friedrich Bayer e Johann Friedrich Weskott, riuscì a conquistarsi rapidamente un posto tra le più importanti case farmaceutice grazie soprattutto alla commercializzazione dell'aspirina e dell'eroina. Soffermiamoci brevemente su quest'ultima:

  • L'eroina, un derivato dell'oppio, viene sintetizzata per la prima volta nel 1874 dal ricercatore C.R. Wright, il cui intento era ottenere una molecola efficace per la cura di varie patologie, tra cui tubercolosi, tosse e altre malattie respiratorie.Purtroppo però nessuno, a parte qualche farmacologo, la considerava una sostanza a forte rischio di dipendenza. Contro ogni previsione di lì a qualche tempo l'eroina finì per diventare un'emergenza sanitara: nel 1905 la città di New York consumava circa due tonnellate di eroina all'anno mentre in Cina sostituì l'oppio. Il fenomeno si estese poi rapidamente in altri paesi, come Egitto ed Europa, causando danni gravissimi alla popolazione: con il consumo, infatti, aumentava anche la tolleranza, rendendo così necessaria una dose sempre maggiore per ottenere l'effetto cercato ed evitare crisi di astinenza.Di fronte a una tale catastrofe (sempre più ampie fasce della popolazione consumavano consistenti quantità di eroina) i governi corsero ai ripari: per primi gli Stati uniti, vietandone la produzione, seguiti poi dagli altri Paesi, per ultimi Cecoslovacchia e Portogallo.

Ma ora torniamo all'argomento iniziale, ovvero la  sperimentazione dei farmaci su esseri umani:
la sola frase basta a far inorridire, e a questo punto sorge spontanea la domanda: perchè sugli umani e non sugli animali ?
Su questo c'è da dire che tristemente la Bayer ha notevoli vantaggi nel testare direttamente su umani le proprie terapie, in questo modo infatti è possibile ottenere risultati più attendibili circa la validità di un farmaco, visto che gli animali possono rispondere in maniera diversa al trattamento. Inoltre in India molti poveri si propongono volontariamente per gli esperimenti pur di ottenere cure gratis, mentre altri non sono consapevoli dei potenziali rischi a cui li sottopone l'azienda. D'altro canto cosa spinge di più la Bayer ad agire in questo modo sono i ridicoli indennizzi da pagare in caso di morte dei test: non a caso la si ritiene responsabile, insieme ad altre industrie farmaceutiche, di 1700 decessi in India solo negli ultimi 4 anni: una situazione spaventosa.
Questo però avviene perchè non si stabiliscono adeguati risarcimenti in caso di morte, come avviene negli Stati Uniti e in Europa; questo scoraggerebbe sicuramente l'azienda dal continuare i suoi pericolosi esperimenti.
Non a caso, come è riportato nel sito http://www.ilcambiamento.it/medicina/bayer_crimini_case_farmaceutiche_india.html "Le principali aziende farmaceutiche occidentali  hanno speso 40 miliardi di sterline nel 2010 in ricerca e sviluppo e, a livello globale, stanno portando avanti circa 120mila test in 178 paesi". 
Si tratta di dati emblematici, che fanno capire quanto sia importante da parte dei governi, ma non solo, affrontare adeguatamente il problema, perchè i diritti umani vanno rispettati in qualsiasi nazione e a qualsiasi costo, anche negli  Stati "democratici" dei Paesi in via di sviluppo.
Sarebbe una buona idea informare il più possibile chi ci sta intorno su queste atroci violazioni e organizzare proteste e campagne di sensibilizzazione, perchè il rispetto dei diritti umani costituisce la base del vivere civilmente.



mercoledì 17 aprile 2013

 Disney: è davvero un mondo magico?
Cosa si cela dietro i tanto innocui cartoni animati

Presentiamo oggi la Walt Disney, maxi-produttrice dei film per bambini e ragazzi più in voga al momento, oltre che di una vasta gamma di gadgets e pupazzi, a dire il vero neanche molto economici (ma d'altra parte, data la più che rispettabile fama di cui  gode l'azienda i prezzi alti non costituiscono un problema).
Purtroppo anche questa Company non risulta esente da violazioni e soprusi  nei confronti dei lavoratori, ma  esiste qualche azienda di una certa importanza che non sia mai stata citata e nemmeno sospettata di scarsa tutela nei confronti dei lavoratori? Sembra che tristemente non ve ne sia nessuna, e questo è dovuto principalmente al fatto che  il mondo degli affari è un mondo senza scrupoli, dove per soldi molti sarebbero disposti (e l'hanno fatto) a calpestare i più basilari diritti e principi di umanità.
Ma tornando alla Walt Dinsney, ecco alcune accuse:

  • In Cina la Disney è riuscita persino a violare i diritti quasi inesistenti dei lavoratori-schiavi del paese! Infatti, secondo uno studio pubblicato alla fine del 2007 dalla SACOM, associazione per la difesa dei diritti umani di Hong Kong, queste sono le condizioni disumane in cui vivevano i dipendenti Disney: lavoro di oltre 15 ore al giorno per una paga di circa 20 centesimi e  pagamento di una multa nel caso ci si fosse assentati dal lavoro per più di dieci minuti per andare alla toilette. Inoltre i  dipendenti erano esposti a gas velenosi, non avevano alcuna assicurazione contro gli infortuni e nemmeno la pensione. Fino a dodici lavoratori condividevano la stessa stanza nell'azienda e dormivano in letti arrugginiti. Non sono necessari commenti di fronte a queste spaventose violazioni: è evidente che l'azienda è convinta di lavorare non con dipendenti, ma con veri e propri schiavi, oggetti da sfruttare in modo intensivo e poi sostituire appena se ne verifica l'occasione.

  • Ma a scapito di quanto si possa pensare le vittime non sono sempre i lavoratori sottopagati residenti dall'altra parte del mondo, che spesso fatichiamo persino ad immaginare, ma gli stessi "beneficiari" dei prodotti Disney. Riportiamo le accuse citate nel sito http://pbxnero.altervista.org/the-walt-disney-company-in-tribunale-per-violazione-della-privacy/ : "Walt Disney Internet Group, Clearspring Technologies e Warner Bros sono state accusate per aver abusato dei cosiddetti Flash Cookie (nuovo metodo per tracciare le abitudini degli utenti online che archivia più informazioni dei normali cookie). Le società hanno raccolto informazioni su molti utenti anche minorenni. I flash Cookie hanno permesso alle società di raccogliere più dati del normale. Per ogni utente sono stati raccolti oltre 100kb di dati. Ma la cosa peggiore, secondo l’accusa, è che questi dati sono stati condivisi con altri partner. Cosa non menzionata nell’informativa della privacy della società. I visitatori infatti non vengono assolutamente informati della condivisione di questi dati".

Si ricava quindi che anche la tanto amabile azienda dei cartoni animati non è poi così  degna di nota come poteva sembrare di primo acchito.
Cosa si può dire di fronte a tutto questo? Certamente una cosa: peccato per tutti quei bambini, e non solo, che continuano a considerare il "magico" mondo della Disney come un paradiso di felicità e divertimento.

martedì 16 aprile 2013

Chiquita: quando la tutela dei lavoratori diventa utopia

La più famosa produttrice di banane si scopre legata ad un'organizzazione terroristica

La Chiquita Brands International Inc. è una compagnia statunitense con sede a Cincinnati, nell'Ohio, leader nella produzione e commercializzazione di banane e altri prodotti alimentari freschi di alta qualità con i marchi Chiquita e Fresh Express.
Ma dietro le così invitanti e inoffensive banane Chiquita, le più diffuse sul mercato occidentale, si nasconde ancora una volta un mondo di soprusi e illegalità, come sempre a scapito dei più deboli, contadini e dipendenti sottopagati. Questa volta le zone interessate sono quelle dell'America Centrale: Honduras (ribattezzata “repubblica delle banane” dal comico O. Henry), Guatemala, Colombia e tante altre. Moltissimi i crimini e le accuse a carico dell'azienda:
  • ATTREZZATURE DI SICUREZZA NON ADEGUATE E MASSACRANTI CONDIZIONI LAVORATIVE
COLSIBA, l’organismo di organizzazione dei lavoratori delle piantagioni di banane in America Latina, sostiene che la compagnia fruttiera non abbia fornito i suoi lavoratori delle attrezzature di sicurezza necessarie e che abbia cercato di ritardare la firma di accordi salariali collettivi in Nicaragua, Guatemala e Honduras.
Sempre COLSIBA ha paragonato le condizioni lavorative nelle piantagioni Chiquita a veri e propri campi di concentramento: un confronto terrificante, ma purtroppo rispondente a verità se si considera che le donne lavorano dalle 6.30 della mattina fino alle 7 della sera e alcuni lavoratori hanno solo 14 anni.
Inoltre molti  hanno denunciato che la Chiquita li espone nei terreni a DBCP, un pericoloso pesticida che causa sterilità, cancro e difetti congeniti nei bambini. Davanti una situazione del genere appare del tutto appropriata la frase pronunciata una volta da Zemurray: “In Honduras, una mula costa più di un membro del parlamento”.
  • ALLEANZA CON ORGANIZZAZIONI PARAMILITARI 
Sicuramente all'inizio risuterà difficile da accettare, eppure è proprio così: la Chiquita, prima conosciuta come United Fruit Company, è riuscita a garantirsi il monopolio nel mercato delle banane grazie soprattutto ad alleanze con organizzazioni paramilitari di estrema destra come l'Autodifesa Unita della Colombia,  fondata da Salvatore Mancuso Gómez. La Chiquita è stata accusata di aver pagato ai guerriglieri dell'organizzazione un milione e 700mila dollari, ma l'azienda ha smentito dichiarando che i pagamenti avevano scopo protezionistico. Essa pagò poi 25 milioni di dollari per porre fine a un’indagine del Dipartimento di Giustizia su questi pagamenti.
  •  SPARATORIE SUGLI OPERAI IN SCIOPERO
Quando Chiquita si fu stabilita  in Colombia, imponendo condizioni di lavoro non meno opprimenti, 3.000 operai indissero uno sciopero chiedendo migliori condizioni lavorative e aumenti salariali: il risultato? Se all'inizio la Chiquita sembrò cedere su alcune questioni meno importanti, davanti al rifiuto degli operai di disperdersi, i militari non esitarono a far fuoco sugli scioperanti, uccidendone molti.

Come si è potuto constatare l'azienda si è macchiata di notevoli crimini e ogni persona, una volta venutane a conoscenza, non dovrebbe esitare a interrompere l'acquisto delle banane assassine.
Purtroppo queste aziende così imponenti possono contare sull'enorme disponibilità economica - nel 2012 ha realizzato un fatturato di ben 2,3 miliardi di euro, una cifra esorbitante - per nascondere le loro continue vessazioni a danno della popolazione locale.
Fare qualcosa di utile per cambiare la situazione, o perlomeno per non continuare ad aggravarla inconsapevolmente, non vuol dire per forza rinunciare al consumo delle tanto agognate banane, ma una buona idea sarebbe acquistarle da produttori locali o in negozi equosolidali: pensateci.

Nessuno può cambiare il mondo da solo, ma con una piccola azione da parte di tutti si può già fare qualcosa.

 Per approfondire:

 http://www.terranauta.it/a1382/l_urlo/progresso_e_schiavitu_come_leggere_la_storia.html

http://www.pane-rose.it/files/index.php?c3:o10031:m2

http://blogtestultra.blogspot.it/2011/12/chiquita-banane-sangue-e-terrorismo.html



lunedì 15 aprile 2013

 McDonald's : forse siamo noi i polli?

Tutti i giorni, in 35 paesi, milioni di persone si siedono ai tavoli del fast food più famoso del mondo consumando il loro Mc-prodotto, pressoché inconsapevoli di tutto ciò che avviene prima che quel sandwich (neanche poi così invitante) giunga sul loro piatto.
Fortunatamente oggi sempre più persone sono a conoscenza degli atroci crimini e violazioni operati con perseveranza dalla arcinota multinazionale, nonostante essa paghi ogni anno fior fiori di quattrini per nascondere le sue malefatte.
"Qualità prezzo garantita, rispetto dei diritti dei lavoratori, utilizzo di carni genuine provenienti da produttori locali" queste sono solo alcune delle menzogne propagandate ogni giorno dalle martellanti pubblicità in tv, che conquistano migliaia di bambini propinando loro trendissimi gadgets e ammaliandoli con l'immagine di "mondo delle favole" che l'azienda si è sapientemente costruita intorno. Purtroppo, la verità è ben altra: sfruttamento dei lavoratori, produzione di foraggio con catastrofiche conseguenze per l'ambiente, efferate condizioni di vita degli animali destinati al macello e tanto, tanto altro ancora.
Ecco alcune notizie che potrebbero interessarvi:

  • ETTARI DI TERRENO TRASFORMATI IN MONOCULTURE
I cereali sono nutrimento per le mandrie nei paesi del Sud America per produrre la carne degli hamburger di McDonald's. Le mandrie di bestiame consumano un ammontare di cereali e soia 10 volte maggiore rispetto al consumo degli esseri umani. In Brasile  un numero sempre crescente di ettari di terreno viene sottratto ai contadini e trasformato in enormi monoculture dove viene coltivata, ad esempio, soia come foraggio per gli animali, spesso impiegando gli ex proprietari come schiavi. Perciò, mentre la fame continua ad attanagliare gran parte della popolazione " le mucche dei ricchi mangiano il pane dei poveri" come ha affermato Greenpeace per descrivere questo paradosso. Fortunatamente, ci sono anche notizie positive: recentemente infatti  Mcd ha dovuto ritirare i suoi tentacoli dalla Bolivia, dopo una serie di bilanci in rosso.

  •  LA DISTRUZIONE DELLA FORESTA AMAZZONICA   
Mcdonald's, ribattezzata in modo più che appropriato "McAmazon" da Greenpeace, si sta rendendo responsabile del progressivo abbattimento di un numero sempre crescente di acri di foresta pluviale, che finiscono nelle mani di latifondisti senza scrupoli decisi a trasformarli in terreno per la coltivazione, guarda caso, sempre di soia, uno dei mangimi più economici per il bestiame. Come è riportato in modo preoccupante dalla famosa rivista "Nature" : Il 40 per cento dell'Amazzonia sarà distrutto entro il 2050 se l'espansione dell'agricoltura continuerà agli attuali ritmi, con conseguenze catastrofiche per la biodiversità e per il clima dell'intero pianeta. Non si può evitare di soffermarsi per un momento a riflettere sulla portata agghiacciante di queste affermazioni.

  •  UNA CUCINA IN TUTTO E PER TUTTO  "SALUTARE"
Alcuni esempi di problemi salutari correlati all'ingerimento di Mc-prodotti:
  • I dolci del McDonald’s  
     Il caramello contiene sorbato di potassio e acido malico. La cioccolata invece ha della glicerina, fosfato bisodico, della gomma xatano e della lecitina di soia. Il solo elenco degli ingredienti basta per demolire l'immagine di "prodotto fabbricato esclusivamente con ingredienti naturali e della migliore qualità".
  • Un panino al pollo di McDonald’s vi darà circa 2/3 della quantità giornaliera raccomandata di sodio. Molto maggiore di quella che dovrebbe essere contenuta in un semplice panino. Questo a lungo andare provoca non pochi problemi in persone con pressione alta. 


  • Ecco da cosa è formata la salsa “segreta” con la quale condiscono il Big Mac: olio di soia, condimento sottaceto, sottaceti tritati, sciroppo di fruttosio, zucchero, aceto, sciroppo di mais, sale, cloruro di calcio, gomma xantano, sorbato di potassio, estratti di spezie, polisorbato, aceto distillato, acqua, tuorli d'uovo, sciroppo di fruttosio, cipolla in polvere, semi di senape, sale, spezie, glicole propilenico alginato, sodio benzoato, crusca di senape, zucchero, aglio in polvere, proteine vegetali, colorante al caramello, estratti di peperoncino, lecitina di soia, curcuma, il calcio disodio EDTA. 
Per avere una sintesi delle problematiche principali, visitare: http://www.tmcrew.org/mcd/mcsbagli.html

Dopo aver visto, ed è importante sottolinearlo, solo ALCUNI della miriade di problemi legati a questo marchio, tristemente uno tra i più famosi del pianeta, speriamo che questo post induca alla riflessione... D'ora in poi, se durante la pausa pranzo vi dovesse capitare di passare da McDonald's, chiedetevi se non sia forse un'idea migliore  prendervi un trancio di pizza, evitando così di contribuire alla distruzione del pianeta e dei vostri stomaci. 

venerdì 12 aprile 2013

Apple: una mela non poi così gradita

 
Il logo della campagna IQuit, una delle tante manifestazioni di protesta e boicottaggio contro Apple


Iphone, Ipads, Mac, e chi più ne ha, più ne metta. I prodotti di Apple stanno straripando in ogni angolo del mondo, o quasi. La casa statunitense di Cupertino è, con ogni probabilità, divenuta l'azienda tecnologica più conosciuta in tutto il pianeta. Ma purtroppo, la celeberrima “mela” non è poi così gradita a tutti. Anzi, le macchie che si nascondono dietro gli strabilianti tablet touch o le tanto agognate “app” sono sconvolgenti. Qui sotto enucleeremo le accuse principali rivolte al colosso informatico nel corso degli ultimi anni.

Il dramma dei suicidi degli operai cinesi

Tra il gennaio e il novembre del 2010, quattordici operai cinesi dello stabilimento di Shenzhen della Foxconn, azienda manufatturiera che assembla i prodotti di Apple e altre aziende come Nokia, Dell e Sony, si sono tolti la vita (sei di loro al di sotto dei vent'anni), con almeno altri trenta che hanno tentato il suicidio. Il movente era lo stesso per tutti: le disumane condizioni in cui questi malcapitati operai cinesi erano costretti a lavorare, tra turni massacranti, stipendi da fame e una soffocante vita da prigionieri in una vera e propria fabbrica della morte, che conta oltre 400,000 lavoratori, tutti costretti a vivere all'interno di essa in spazi ristrettissimi. Giusto due giorni fa la Foxconn, per evitare ulteriori catastrofi, ha pensato bene di cominciare a licenziare i “dipendenti a rischio suicidio”. (per maggiori informazioni leggere qui http://www.applerumors.it/2013/04/09/foxconn-pensa-di-licenziare-i-dipendenti-a-rischio-suicidio/). Notare che gli stessi operai sono costretti a rispettare una “clausola anti-suicidio” al momento della firma del contratto, oltre che ad indossare patetiche t-shirt ad alcune speciali manifestazioni con scritto “Amiamo Foxconn” ed altri inneggiamenti al proprietario, Terry Gou.
In tutto questo, il ruolo di Apple è fondamentale. Continuando ad aumentare le richieste di beni da produrre alla Foxconn, l'azienda della mela costringe gli operai cinesi a lavorari a ritmi sempre più insostenibili, diventando parte attiva e responsabile in prima persona degli agghiccianti avvenimenti del terrificante stabilimento di Shenzhen. Ma nonostante un accordo firmato con la ONG Fair Labour Association, la situazione è pressoché identica a prima, come dimostrato da un'investigazione della SACOM (Students and Scholars Against Corporate Misbehaviour) di Hong Kong.

Inquinamento e rischi per la salute dei dipendenti

Apple è al centro di numerosi scandali anche per il suo scarso impegno riguardo al suo impatto ambientale. Ancora una volta a partire dallo stabilimento della Foxconn, dove un indagine di Greenpeace e di alcune organizzazioni cinesi ha dimostrato che vivere nella zona industriale di Shenzhen è pressoché impossibile, a causa dell'aria irrespirabile e dell'inquinamento da metalli. E oltre ad un impronta ecologica ben al di sopra del consentito, ancora più sconvolgenti sono i danni che si ripercuotono sui dipendenti cinesi per la scarsa politica ambientale di Apple, tanto che alcuni solventi utilizzati provocherebbero “neuropatia periferica, spossatezza e intorpidimento degli arti, difficoltà nel movimento e perdita del senso del tatto”, afferma la Green Choice Alliance.

E se andiamo a considerare il massiccio utilizzo di Apple di tantalio, il metallo per cui sono morti decine di milioni di persone nella guerra del Congo, il conflitto che ha fatto più morti dopo il due guerre mondiali tra ventesimo e ventunesimo secolo, e altre pratiche come una spietata monopolizzazione del commercio, sfruttamento minorile ed enormi sovraguadagni alle spalle dei cittadini, viene naturale pensare che la tanto appetibile mela sia, in realtà, avvelenata.








giovedì 11 aprile 2013

Oggi tratteremo della famosa multinazionale Nike, un must tra gli adolescenti (e non solo) dei paesi occidentali.

 Nike: cosa si nasconde dietro un semplice paio di scarpe


La Nike, con sede centrale nell'Oregon, USA, produce una vasta gamma di scarpe sportive molto pubblicizzate. Nata negli anni '60, ha assunto il suo attuale nome nel 1985.
Nonostante i milioni spesi ogni anno in pubblicità per garantirsi notorietà e mantenere l'immagine di azienda trasparente e attenta a rispettare i diritti dei propri dipendenti, se si scava un po' più a fondo nella storia della multinazionale emergono molte ombre, andando più nello specifico: violazione di 12 leggi nazionali, tra cui quelle sul salario minimo, il lavoro minorile, gli straordinari, gli orari di lavoro, l'assicurazione, l'organizzazione sindacale e i licenziamenti. Inoltre l'azienda si è resa tristemente famosa negli scorsi anni per episodi che ancora adesso infangano la sua immagine, e ha dovuto impegnarsi a fondo per riuscire a rimediare, almeno in parte, a molte accuse, per esempio ci soffermiamo su quella di sfruttamento del lavoro minorile in Cambogia.



L'EPISODIO DELLA CAMBOGIA

Due anni fa la Nike ricevette pesanti che riguardavano lo sfruttamento di manodopera minorile in Cambogia. Il caso scatenò accesi dibattiti soprattutto quando, in seguito al tentativo di smentita da parte della Nike, che dichiarò che i suoi fornitori cambogiani impiegavano solo ragazze sopra i 16 anni, un'inchiesta-verità di una tv americana riuscì a filmare fabbriche dove lavoravano eserciti di bambine, infangando ancor di più l'immagine dell'azienda. Per rimediare la Nike decise allora di cancellare tutti i contratti con i lavoratori cambogiani, provocando però a distanza di qualche tempo notevoli danni, visto che nel paese prima dava lavoro a 180.000 operai, ora ritrovatisi disoccupati. Il risultato fu che lo sfruttamento minorile continuò lo stesso mentre il paese si impoveriva: insomma, il ritiro della multinazionale aveva provocato più danni che benefici. Infine si trovò un compromesso: la Nike potè tornare ad aprire nuovamente una fabbrica in Cambogia, ma d'ora in poi la sua attività sarebbe stata continuamente monitorata attraverso, controlli internazionali sui diritti dei lavoratori. Questo episodio rappresenta un importante punto di svolta per il Paese, che si impegnerà nel tentativo debellare la piaga sociale dei bambini-operai costretti a produrre per i paesi ricchi. 
Per approfondire:http://www.repubblica.it/online/esteri/nike/nike/nike.html

 
L'EPISODIO DELLE FABBRICHE CONVERSE 

Altre accuse sono state rivolte da decine di operai indonesiani delle fabbriche Converse (di cui la Nike possiede il marchio), che hanno denunciato di essere stati picchiati e schiaffeggiati dai loro capi più volte. La Nike non nega l'accaduto, ma si deresponsabilizza affermando che la colpa non è sua ma delle ditte che ricevono subappalti, e che quindi sta a queste prendere gli adeguati accorgimenti. Certo è che, nel corso di questo continuo sottrarsi alle accuse sempre crescenti, i lavoratori continuano a ricevere sempre lo stesso trattamento e a non vedere speranza di cambiamento.
Per approfondire: http://www.gqitalia.it/viral-news/articles/2011/7/nike-sotto-accusa-operai-picchiati-in-fabbriche-converse#?refresh_ce


Come per le altre multinazionali si potrebbero citare ancora molti altri episodi, ma per ora abbiamo preferito soffermarci su questi, che erano tra i più salienti.

Perciò in conclusione, prima di acquistare un paio di scarpe con questo logo solo perchè i vostri amici dicono che sono il massimo, provate a riflettere un attimo su tutto quel che si cela dietro alla produzione di un così comune prodotto: vale veramente la pena di acquistarlo?

domenica 7 aprile 2013

Monsanto: 100 anni di crimini


Su questa multinazionale si potrebbero scrivere pagine e pagine senza avere comunque esaurito l'elenco di accuse e violazioni a suo carico.

COME SI PRESENTA LA MONSANTO


L’attività di Monsanto trova nell’agricoltura il suo riferimento nel senso più ampio del termine. Da oltre 30 anni Monsanto è a fianco degli agricoltori per aiutarli ad ottenere dalla loro terra sempre di più e sempre meglio. Monsanto presta ascolto ai suoi clienti ed interlocutori prendendone in considerazione opinioni e bisogni, mette in campo le migliori tecnologie per garantire agli agricoltori maggior produttività e redditività nel rispetto dell’ambiente.

COME LA PRESENTIAMO NOI
 

Fondata a  Saint-Louis nel 1901, si è gradualmente affermata da piccolo produttore di saccarina a uno dei principali produttori di sementi del pianeta, grazie soprattutto all'utilizzo di prodotti diventati tristemente famosi per la loro nocività all'ambiente e alla popolazione, come per esempio PCB, Agente Arancio, diossina, OGM, aspartame, ormone della crescita, erbicidi (Lasso e Roundup), solo per citarne alcuni.
Soltanto dopo anni di impiego e di danni la Monsanto ha iniziato a essere citata in processi sempre più numerosi con accuse gravissime: dalla contaminazione ambientale, alla pubblicità ingannevole, alla violazione delle norme sulla sicurezza.
Ecco alcuni dei suoi misfatti:
  • Nel 1995 la Monsanto ha danneggiato l'ambiente scaricando 1.800 tonnellate di sostanze inquinanti nell'aria, nei fiumi, nei suoli.  Monsanto produce anche l'ormone BCH per la crescita forzata dei bovini da macello, ormone ritenuto da molti scienziati cancerogeno. 
  • Da qualche anno si dedica alla manipolazione genetica, brevettando, insieme all'Astra-Zeneca, sementi che si possono usare per un solo raccolto, innestando la cosiddetta "tecnologia della morte" che priva le comunità agricole della loro secolare conoscenza di salvare i semi.
  • Nel 2001, 3.600 abitanti della città di Anniston – Alabama – hanno citato la Monsanto per una contaminazione di PCB. Stando ad un rapporto reso pubblico, e redatto dalla EPA (Agenzia della Protezione USA), la Monsanto aveva riversato, durante 40 anni, migliaia di tonnellate di rifiuti contaminati in un ruscello ed in una discarica a cielo aperto nel centro del quartiere negro della città. Dopo alcuni studi è emerso che il PCB era un potenziale responabile dell'aumento dei tumori che, da qualche tempo, si riscontravano in numero sempre più preoccupante tra i residenti nela zona adiacente alla fabbrica.  Un altra zona pesantemente inquinata da PCB è l'area di Brescia, responsabile questa volta l'azienda Caffaro, che a  partire dagli anni '30 si concentrò sulla produzione di cloroderivati (i principali erano i PCB che derivavano dalla lavorazione del benzene) su concessione della Monsanto, titolare del brevetto. Per approfondire:http://brescia.corriere.it/brescia/notizie/cronaca/12_agosto_7/20120807BRE03_22-2111342647785.shtml
  •   la Monsanto ha prodotto l’Agente Arancio realizzato partendo dall’erbicida 2,4,5-T la cui pericolosità è ampiamente nota a seguito dell’esplosione della fabbrica di Nitro. Durante la guerra del Vietnam, questo defoliante verrà sparso in modo massiccio dall’aviazione americana sopra le foreste vietnamite; le conseguenze si fanno sentire ancora oggi con numerosi tumori e malformazioni neonatali nella popolazione vietnamita e con diverse conseguenze fra i numerosi veterani americani. 
Un analisi più approfondita di tutti i crimini principali commessi dalla Monsanto si può trovare su http://www.effedieffe.com/index.php?option=com_content&view=article&id=75396:monsanto-cinquantanni-di-scandali&catid=83:free&Itemid=100021, il quadro che emerge è veramente agghiacciante. 


In ogni caso bisogna ricordare che alcuni successi sono stati raggiunti e, anche se poco incidenti per una multinazionale di tale livello, sono comunque incoraggianti. Per citarne uno, in riferimento al già citato processo fatto alla Monsanto dagli abitanti dell'Alabama per contaminazione da PCB, essa è stata condannata a pagare 700 milioni di dollari di danni ed interessi ed a garantire la bonifica della città, anche se ai responsabili dell’azienda non è stata comminata una sola giornata di carcere.
Questo fa comprendere la necessità di organizzare proteste e raccogliere prove e testimonianze per riuscire a portare a termine con successo il maggior numero di processi attualmente in corso!

E per concludere, ecco un documentario: "il mondo secondo la Monsanto"